“Il delitto si addice ad Eva” Firenze e dintornidella professoressa Elisabetta Bacchereti
dell'Università degli Studi di Firenze.
Attivissima tra queste, su più fronti, la giornalista e scrittrice maremmana Paola Alberti: da appassionata lettrice di Agatha Christie si è trasformata in autrice di racconti gialli tendenti al noir ma, soprattutto, promuove instancabile iniziative varie, anche come curatrice di antologie di genere, tendenti a valorizzare e diffondere la narrativa gialla e noir, con particolare attenzione per la scrittura al femminile, ambientata in prevalenza nella Toscana tirrenica, dalla Versilia alla Maremma. In collaborazione con il Gruppo internazionale di Lettura organizza a Pisa il PER (Premio Europa per Ragazze che scrivono Gialli), l’unico concorso letterario riservato alle scrittrici italiane di thriller e noir, ma anche gothic ed horror, esordienti o affermate, giunto oggi alla XII edizione, con il Patrocinio del Comune di Pisa e della Regione Toscana, e la presenza di Luca Crovi, uno dei maggiori conoscitori della narrativa italiana del genere. I racconti premiati nelle edizioni del concorso dal 2004 al 2013 sono stati raccolti in due antologie dal titolo molto esplicito Cattive bambine (Laurum 2007b, Carmignani 2015). Paola fa parte inoltre delle cosiddette Cattive ragazze, un gruppo di scrittrici italiane di gialli, decise a conquistarsi uno spazio nel mondo del nazional-noir, in Italia roccaforte maschile. Organizza e scrive i testi delle citate Cene con delitto (murder parties). Nonostante il mito di Agatha Christie, la penna giallo-noir della Alberti predilige la forma breve, anzi brevissima, del racconto, a volte fulmineo come un brivido, con uno stile secco ed incisivo, frutto maturo della scrittura giornalistica. I suoi primi due racconti compaiono in La consistenza (Jaca Book 1999), antologia del movimento letterario Penne arrabbiate, da lei fondato nel 1996, altri si leggono sparsi nelle antologie del giallo toscano citate in precedenza; tutti suoi quelli raccolti in Il delitto si addice ad Eva (Jaka Book, 2002) e Lezioni di cattiveria (Laurum, 2006b). Nella misura delle due-tre pagine si concentra il distillato di una scrittura dal respiro sospeso. I tempi brevi del racconto sciolgono la tensione nel turning point finale, la svolta o il giro di boa che rovescia le carte in tavola, non senza una buona dose di humor nero dal sapore anglosassone.(...) Raccontini noir più che gialli, agli antipodi delle minuziose indagini di un Poirot o di una Miss Marple, nonostante che la signora del giallo inglese sia più volte evocata. Talvolta scivolano nel gotico o nel grottesco, o anche, come nella serie Messaggi degli angeli in Lezioni di cattiveria, si affacciano alla dimensione del paranormale (...). E la inquietante ibridazione tra razionalità logica e percezione paranormale approda al romanzo di recente pubblicazione Angela Lucio e le erbe cattive (Effigi 2014). Il delitto si addice ad Eva comprende diciassette miniracconti, tutti con protagoniste femminili, iscritti all’insegna della “perfidia”, come suggerisce l’epigrafe, tratta da Le relazioni pericolose (Les liaisons dangereuses, 1782) di Pierre-Ambroise-François Choderlos de Laclos: “ce mot de perfide m’a toujours fait plaisir; c’est, après celui de cruelle, le plus doux à l’oreille d’une femme, et il est moins pénible à mériter” (2011, 23; “Questa parola, ‘perfida’, mi ha sempre fatto piacere: dopo ‘crudele’ è la più dolce all’orecchio di una donna e assai meno difficile a meritarsi”, trad. it. di Alberti 2002, 5). Sono le parole della marchesa De Merteuil, citata anche nel racconto d’apertura: “Le donne sono obbligate ad essere più abili degli uomini” (ivi, 7). Anche ad uccidere. La perfidia è la malvagità sleale, quella che opera sotto la copertura della fiducia, ordisce trame letali sotto l’apparenza dell’amicizia e del bon ton, medita fredde vendette che scattano come un meccanismo ad orologeria, anche se talvolta il caso scombina le carte. Il veleno è lo strumento d’elezione, la metafora stessa della perfidia, la sua espressione prediletta: subdolo e mimetico si camuffa sotto apparenze innocenti, nel tè, come nell’esemplare Un tè tra amiche, un gioiellino nero di perfidia incrociata, con qualche spunto di satira antiperbenista e antiborghese, ma anche nel vino o nei funghi. Così pulito, elegante, femminile: arsenico e vecchi merletti, appunto. Del resto la nascosta insidia mortale non è altro che l’unica risposta possibile, e senza repliche, all’ipocrisia del tradimento, o anche strumento dell’invidia, sentimento altrettanto celato e insidioso. Paradossalmente il delitto ristabilisce un ordine violato e offeso: dall’amica del cuore che ti insidia il compagno, dalla procace segretaria del regista che ti sottrae il ruolo di protagonista, dalla inseparabile sorella gemella che medita lo strappo e l’abbandono, dalla madre ossessionante o assassina, dalla malattia mortale che ti condanna, dall’incauta lettrice e fan che sospetta di plagio la grande Agatha per Dieci piccoli indiani… (Ten Little Niggers, 1939, poi And Then There Were None, 1939; trad. it. di Della Frattina 1946, E poi non rimase nessuno; trad. it. Della Frattina 1988, Dieci piccoli indiani). Tutto il volumetto, e non solo il raccontino omonimo, può essere letto dunque con la chiave di un postmoderno e ironico Omaggio ad ‘Arsenico e vecchi merletti’(...).